Sono dovuto andare in comune, dovevo accedere a dei servizi dello stato tramite rete e mi servivano i codici della carta d’identità elettronica.
Avevo solo una parte.Mai attivati prima
Arrivato il primo giorno nessuno lavorava, ma non era colpa loro, tutto il sistema informatico non funzionava e da Roma non riuscivano a risolvere il problema. La cosa non mi ha stupito.
Nell’ ufficio c’ erano due impiegati, uno lo conosco benissimo,un cretino, come il figlio che andava a scuola con figlia. Con me sempre gentile devo ammettere.
L’ altro impiegato lo conosco, ma non riesco a collegarlo.
Ma la visita al comune dura poco il tempo di dirmi che non funziona nulla.
Il giorno dopo torno e trovo l’ impiegato che conosco ma non so chi è.
Gentilmente inizia a farmi la pratica e intanto mi domanda se mi ricordo di lui.
Vede dalla mia faccia che non lo riesco a inquadrare e allora mi dice il suo cognome.
Mi torna tutto in mente. Al delirio passano migliaia di persone. Ricordo perfettamente i genitori.
Inizia a raccontarmi che qualche tempo fa aveva chiuso l’ attività che aveva da anni e fatto domanda nello stato. Vinto il concorso era stato assunto.
L’ impiegato arriva da Vafanculandia, 40 minuti di auto a venire e 40 tornare.
Mi racconta che il primo impiego è stato in un altro comune della zona e c’ era anche il tratto in treno. Mezz’ora circa un locale.
Ha detto che in quell’ ufficio ci stava benissimo, se non fosse stato per il treno sarebbe rimasto lì. Era come stare in famiglia mi ha finito di dire
” Qui è ufficio” mi detto. Non che ci fosse da fare e che lo trattassero male, ma era ufficio, se fosse arrivato qua come primo impiego, avrebbe rinunciato al posto.
Poi ha chiesto se ero andato in pensione.
Argomento che mi fa soffrire.
Risposto con profondo dolore alla domanda,ho chiesto a lui com’ era messo con la pensione.
Mi guarda sorride e mi dice ” ma io sono già in prepensionamento non faccio già un cazzo tutta la mattina”
Rido. Prendo i fogli ed esco. Trovo gli altri impiegati nel corridoio…
E’ giusto che io devo ancora delirare finché non muoio,se no questi chi cazzo li paga.
Il motivo c’è se tutti aspirano a lavorare nel pubblico…
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Io no
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Ok, tutti tranne te
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A roma è uguale…
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In tutta Italia
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No, nel paesino in cui sto adesso le cose funzionano ancora bene. 🙂
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Il pubblico è una grande mamma !!! Dove si fa e produce pochissimo … mediamente (tranne alcune mosche bianche). E dove tutti ambiscono di finire un giorno. Anche quelli con partita IVA (che sono stremati ormai).
La cosa brutta è che quando si uscirà dal pubblico (negli USA già sta capitando) non si saprà più fare NULLA.
“Zero Kelvin”, in quanto a manualità, capacità di intraprendere qualcosa, spirito di sacrificio, iniziativa e autodeterminazione.
Saremo un popolo di non occupati, disoccupati, retribuiti da fame, appiattiti e spiaggiati da qualche parte.
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Buongiorno
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Vafanculolandia lol
Chiusa molto amara però
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Così è
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L’eterna diatriba fra pubblico e privato… che poi si dirama e si diffonde fra dipendente e autonomo… che poi si finisce tutti a darsi addosso l’un con l’altro e se già la voglia di lavorare è poca così va tutto a puttane.
Il vero problema che ho riscontrato nel pubblico è che il fancazzismo è consentito. Peggio ancora, è caldamente consigliato. Ricordo il racconto di un conoscente, oggi rappresentante sindacale in una famosa municipalizzata di Roma. Dopo aver lavorato una decina d’anni presso una ditta privata venne finalmente assunto in questa azienda parastatale (per non fare nomi, l’Acea, oggi AReti) dove avrebbe continuato a svolgere le sue mansioni di elettricista. Un elettricista coi controcazzi, abilitato al maneggio di attrezzature in alta tensione, non un “tiracavi” qualsiasi.
Non che prima se la passasse male, ma in Acea aveva orari fissi, stipendio garantito (e bello alto), tutti i benefici aggiuntivi del caso, auto aziendale e tutto quello che un ragazzone di 30 anni con famiglia poteva desiderare.
Appena entrato, con grande entusiasmo, cominciò a lavorare come un forsennato: chiudeva cinque interventi nel tempo che i colleghi impiegavano per chiuderne uno, finchè un bel giorno gli si presentò un collega anziano e gli disse semplicemente: “Bello mio, così non va. Tu lavori troppo e troppo bene. Se fai così poi dobbiamo seguirti pure noi, stai alzando la media e questo non va bene. Fermati, rallenta e adeguati, se no qui non duri tanto“.
E questa cosa succede ovunque. La cosa più triste è che oggi non solo il conoscente si è adeguato da un bel pezzo, ma sta facendo lui la stessa cosa che fece il collega anziano: va da quelli troppo svegli a dirgli di “rallentare”.
In certe situazioni, la voglia di lavorare – pure se ce l’hai – te la fanno passare. Questo è.
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Questo è concordo
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🤣Li paghi tu ancora .
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Buongiorno
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Io ho lasciato il lavoro pubblico dopo 25 anni e da un anno lavoro in una realtà privata.
Dove sono oggi ho giornate in cui non ho niente da fare. Nei comuni dove ho lavorato non mi è mai, e dico mai, successo, nemmeno in pieno agosto.
È certamente un problema presente in alcuni uffici e in alcuni enti, ma per favore piantatela di generalizzare.
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Non so che dire, ho sempre lavorato nel privato
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