Cronaca di una morte annunciata. Quando è giusto morire a casa o in ospedale?

Che suocero avesse iniziato l’ultima fase della sua vita era chiaro a tutti anche a dolce consorte anche se continuava a negare la cosa. Anche la sua geriatra di fiducia l’aveva avvisata che eravamo entrati nell’ultima fase.

Quando suocero è peggiorato c’eravamo io il badante e suocera, la saturazione era scesa troppo, il respiro sempre più difficoltoso.

Avvisati dolce consorte e cognato io io io nel frattempo lo abbiamo messo dalla sedia rotelle a letto. Poco prima c’erano state le infermiere domiciliari per mettere la flebo, ma secondo loro andava tutto bene. Nessuna polemica, sempre gentilissime e un grazie di cuore per la loro disponibilità.

Ma chiaramente si vedeva perfettamente che le cose stavano precipitando.

Poco dopo sono arrivati dolce consorte cognato io io io, il dottore di famiglia e l’autombulanza chiamata da lui.

La scelta era farlo morire a casa o portarlo in ospedale e farlo morire lì.

In casa secondo il dottore non avevamo i mezzi per accompagnarlo a una morte senza soffrire.

Sulla stessa linea il medico del 118 . Alla domanda se fosse suo padre cosa farebbe? Ha risposto io lo porterei in ospedale.

Sarò sincero io non ero d’accordo. Si doveva fare qualcosa per alleviargli la sofferenza in casa.

Ma tutti suocera, dolce consorte, cognato io io io dottori erano sul portarlo al pronto soccorso e così è stato.

Arrivati in codice rosso, la dottoressa ha detto a dolce consorte che le persone conciate così non si partono al pronto soccorso, ma si fanno morire in casa.

Dolce consorte ha replicato che erano stati i dottori a fare quella scelta.

Ora va detto che i medici e infermieri sono stati più che professionali e si sono presi cura di suocero.

Ma i miracoli non li fa nessuno-

Suocero e stato due giorni in ospedale con sempre accanto uno di famiglia, di famiglia ci metto anche il badante e poi è successo quello che sarebbe successo a casa due giorni prima è morto è toccato a cognato io io io essergli accanto.

Ieri sono stato dal dottore per altri motivi e abbiamo discusso del far morire le persone in casa.

Secondo lui è un falso mito, che le persone devono morire in casa, si fanno morire in casa se è possibile non farle soffrire e suocero avrebbe sofferto non avevamo l’attrezzatura adatta ne i medicinali adatti.

Secondo lui l’ospedale serve anche a morire anche con dignità

Gli va riconosciuto di aver telefonato in ospedale e fatto le sue ragioni.

Ora voi cosa ne pensate ?

59 pensieri riguardo “Cronaca di una morte annunciata. Quando è giusto morire a casa o in ospedale?

  1. La mia non è una risposta “serena”, questo lo devo premettere.

    Comunque, secondo me gli ospedali dovrebbero servire a guarire le persone e non a farle morire. Detto questo, se uno ci sta già dentro è un discorso, portarcelo apposta è un altro.

    Voglio chiarire che questa non è assolutamente una critica a quello che è successo a voi: quando sei in quei momenti già è tanto se riesci a pensare a “cosa” sta succedendo, il “come” e il “dove” passano in ultimo piano.

    Il problema a mio avviso è che quando una persona sta per morire se ne fotte altamente di dove si trova (ammesso che sia cosciente). Penso che se qualcosa conta, conta chi c’è vicino. In questo senso, a casa è molto più facile che ci siano le persone più care, in ospedale si rischia che nel momento fatale queste vengano pure cacciate fuori dalla stanza.

    Tutto ciò premesso, se fai la domanda a me la mia risposta è “a casa”.

    Permettimi, anche se siamo lontani, di stringerti di nuovo in un abbraccio amichevole.

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  2. Buongiorno Allegro, mi dispiace tantissimo per tuo suocero, come ti ho scritto nei commenti
    Sono umanamente vicina a te e alla tua famiglia in questo momento di estrema sofferenza. Io penso che gli anziani, purtroppo, sono curati poco e male e se vanno in ospedale non escono più.Ho dolorose esperienze in tal senso. Credo sia meglio tenerli a casa il più a lungo possibile ed è meglio che muoiano a casa loro, nel posto che hanno amato di più nella loro vita e circondati dall’affetto di chi vuole loro bene. Un abbraccio e buona giornata.

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  3. Io ho vissuto con genitori e suoceri entrambi le situazioni.
    Le donne, mamma e suocera, in struttura ospedaliera e gli uomini, papà e suocero, in casa nel loro letto.
    Se potessi scegliere quello che mi auguro è di finire come mio suocero, nel sonno dopo aver scherzato con la moglie (mia suocera) fino alle 2 di notte. Le mie donne invece, costrette da malattie invalidanti che le aveva private di ogni autonomia funzionale le avrei sicuramente fatte morire a casa entrambi, ma erano già da tempo ricoverate e il male le aveva spente piano piano. La morale è severa : “Nessuno può scegliersi la morte”, che arriva improvvisa e imprevedibile proprio come la nascita.
    E se il filo è reciso, non c’è farmaco o luminare che cambia nulla.

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  4. 🎀 Non credo si possa schematizzare questo dilemma ~ Morire e’ spesso un processo piu’ che un evento ~ Credo che, oltre l’accudimento pratico, sia importante “accompagnare” spiritualmente ed affettivamente la persona cara nel suo percorso finale ~ Questo puo’ avvenire piu’ facilmente a casa, invece che in ospedale, che e’ piu’ idoneo quando necessitino cure specifiche e presidi ~ Credo che suocero abbia avuto ogni tipo di vicinanza ~ Un caro abbraccio All.

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  5. Pur essendo in generale contraria agli ospedali, che detesto e da cui cerco di tenermi lontana il più possibile, credo che nel tuo caso sia stata la scelta giusta per tuo suocero e in fondo anche per voi. Intanto hai fatto capire che tuo suocero non era del tutto lucido, quindi non aveva modo di rendersi conto di dove si trovasse, per cui casa o ospedale per lui era la stessa cosa; poi in ospedale avrà ricevuto non dico cure, ma almeno quelll’assistenza minima che rende meno doloroso il trapasso, compresi sedativi e antidolorifici; da ultimo siete stati sollevati almeno negli ultimi due giorni dal “peso” di dovervi occupare di lui. E anche per tua suocera credo sia stato meglio non essere presente nel momento peggiore. I miei sono morti in casa tutti e due e non è un bel ricordo. Ogni volta che penso a loro, devo fare uno sforzo per rimuovere l’immagine dell’ultimo istante, e ricordarli da vivi.

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  6. Innanzitutto condoglianze a te e tutta la famiglia. Io ho esperienze abbastanza fresche, sia di mia madre che di mia suocera. Noi abbiamo pensato prima di tutto a cercare di seguire le loro volontà; loro avevano sempre espresso di morire in casa, e così è stato. Sull’assistenza il medico che vi ha consigliato può avere ragione, certo è un impegno grave sia fisico che mentale. Qui abbiamo cercato subito un’associazione (ce ne sono diverse) per le cure palliative, devo dirti che sono stati davvero bravi e compassionevoli. Mia suocera è stata a casa una decina di giorni, non ha sofferto molto ma era contenta, quando lucida, perché ha potuto salutare figli, nipoti, vicini… certo vederla spegnersi poco a poco specialmente per le figlie è stato straziante, ma in ospedale sarebbe stato senz’altro diverso e meno “intimo”. Poi ogni caso è diverso, sicuramente, è ognuno cerca di fare per il meglio … un abbraccio

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  7. Mio papà lucidissimo fino all’ultimo istante ci fece promettere a noi famigliari e al medico curante, di lasciarlo morire nel proprio letto, aveva quasi 97 anni, e di fare la stessa cosa con la mamma non più in grado di intendere di anni 94. Se ne sono andati a 10 giorni di distanza l’uno dall’altra. Pochi mesi prima hanno festeggiato con figli nipoti e pronipoti il loro 66 anniversario di matrimonio.

    Condoglianze a te e a tutta la famiglia.

    Fly

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  8. Penso che quando ti portano uno conciato male al pronto soccorso non puoi riprendere chi te l’ha portato dicendogli che non dovevano fare un cazzo. Ma vaffanculo. Indipendentemente se in questo caso fosse meglio morire a casa o in ospedale.

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    1. Anno 2025 e lo Stato non prevede un protocollo per morire dignitosamente a casa propria. Il tutto è lasciato all’improvvisazione e al buonsenso dei comuni cittadini. Ma vaffanculo un’altra volta (ovviamente non a te).

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  9. Caro amico, ti mando un abbraccio sincero in questo momento.
    Ho cercato di mettermi nei panni di suocero. Non so quanti anni avesse, ma se mi trovassi in una condizione in cui capisco poco o nulla, sapere che una persona cara mi è accanto sarebbe la cosa più preziosa.
    È questo ciò che spero anche per me, quando arriverà il mio momento. 🙏🏼🌷

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  10. È una questione molto controversa, ci sono pareri contrastanti in merito.
    Alcuni Dottori sostengono che in questi casi non vanno portati in ospedale, ma a casa come fai a gestirli? Nel caso di mia cognata la rimandarono a casa dicendole che non c’era più niente da fare.

    Quando mia madre anni fa ebbe una crisi la portai al Pronto Soccorso di Anzio, i miei genitori abitavano ancora a Nettuno, quando poi si riprese feci la stessa domanda al Dottore di turno. Se fosse mia madre la riporterei a casa, mi disse. Non avevano letti per ricoverarla e rischiava una polmonite.
    Si riprese e li riportai a casa, ma non sono mai scelte facili purtroppo.

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  11. mia madre 89enne, dopo una crisi la portai al pronto soccorso dove rimase un giorno su una barella, poi finalmente le trovarono un posto letto decente e io la pregai ardentemente di morire lì in quel letto e me ne andai sperando che mi ascoltasse e che se anche le fosse stata accanto un’infermiera qualunque sarebbe andata comunque bene visto che lei stessa era stata una brava infermiera. Per fortuna mi chiamarono alle 3 dicendomi che era morta. A casa sarebbe stato un casino, vivevamo in due locali…

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  12. Io penso che sia giusto garantire le cure palliative ad un paziente terminale ma anche la presenza dei familiari . L’ideale sarebbe morire in casa perché gli anziani soffrono molto quando si trovano in ambienti diversi dalle loro case e i pronto soccorso e i reparti sono talvolta così intasati che si ritrovano su una barella nei corridoi ,ma morire così è molto avvilente.

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  13. Un abbraccio anche da parte mia, anche se in ritardo. Io credo che a un certo punto si debba “lasciar andare”. Forse prima è meglio è. In questo specifico caso forse a casa sarebbe stato più veloce. La sofferenza sentita, chi può dirlo?

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  14. Ognuno ha una sua storia e non esistono ricette che vadano bene per tutti.
    Ho appena perso un fratello. È morto in casa medicalmente assistito alla perfezIone. Ma ad un certo punto l’hanno dovuto sedare profondamente. Si che è passato dalla vita alla morte senza riprendere conoscenza. In questo caso avrebbe potuto essere ovunque.
    Buonanotte All!

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  15. Ognuno ha i suoi punti di vista: i medici intervenuti in loco che potrebbero aver consigliato il ricovero per evitare di sentirsi rinfacciare di non aver fatto tutto il possibile (anche se pure tutto il possibile aveva un esito scontato) o che non volevano prendersi la responsabilità di fargli a casa quel che invece si può fare in ospedale.

    Quelli del pronto soccorso che magari avrebbero preferito avere più tempo da dedicare a chi qualche chance ce l’aveva, quelli del reparto a cui sarebbe venuto bene un letto libero per un paziente in degenza.

    I famigliari divisi: tenerlo in casa e poi avere il rimorso di non averlo almeno accompagnato in ospedale a lenire la sofferenza? Mandarlo in ospedale e poi pentirsi di non averlo fatto morire nel suo letto?
    Manca all’appello solo Suocero: aveva mai dato disposizioni? Non ce lo racconti.

    Io credo che arrivi un momento in cui chi sopravviverà prende le distanze e pensa a sè stesso: saprebbe gestire la situazione che degenera senza andare nel panico? Saprebbe rientrare in quella stessa stanza in futuro senza avere impresse quelle ultime immagini? Io, egoisticamente, non vorrei avere una casa con la stanza in cui è morto qualcuno a me caro. Mia nonna buttò il materasso su cui era morto mio nonno.

    Un fardello troppo pesante da avere in casa associato a un evento tanto traumatizzante. Arriva il momento in cui bisogna pensare più a chi resta che a chi se ne sta andando. In ospedale il personale vive la morte con più distacco perché la vede tutti i giorni. Per noi è scioccante. Meglio così.

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    1. Analisi e considerazioni perfette e proprio per questo molto toccanti. Realtà cruda quella di affermare: “chi sopravviverà prende le distanze e pensa a se stesso”. Ma la realtà (e la verità) sono immodificabili e sempre vincenti.

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  16. Mi hai fatto venire in mente gli ultimi giorni di mio padre, anche lui si fece vestire e accomodare sulla sedia a rotelle fino all’ultimo, anche quando era palese che stava morendo. Da tempo avevamo fatto domanda per l’hospice, sempre con la speranza di alleviargli la sofferenza, e si liberò un posto proprio la mattina della sua morte: arrivò l’ambulanza, che si fa, che non si fa, io l’avrei tenuto a casa, ma mia madre era sfinita, e se la cosa fosse andata avanti ancora per giorni? Così lo misero sulla barella e lo portarono, circa mezz’ora di strada, arrivò lì che già agonizzava, la dottoressa che lo accolse fece tanto d’occhi, poi gli fece la morfina e dopo mezz’ora morì… è un ricordo che ancora mi turba profondamente.

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  17. Non ho davvero idea… Ho visto (anche se non sempre ero presente) morire vari parenti, più o meno stretti, e ognuno aveva una situazione particolare… Sicuramente il discrimine è se a casa puoi o meno avere i mezzi per alleviare la sofferenza. Io, per me, ho spesso pensato che sarebbe più dolce e umano (dolore o sofferenza permettendo) andarmene a casa, anzi meglio ancora se in una casa immersa nella natura (che non ho). Ma si sa, sono discussioni teoriche. Un abbraccio ancora

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  18. Ci tengo a farvi le mie condoglianze. ❤️

    Sul dove morire. Vi siete presi cura di lui così a lungo e non credo sia importante dove si muore, ma avere sempre qualcuno accanto aiuta il passaggio, sia per chi resta, sia per chi muore. A casa, sarebbe stato più semplice per voi stargli accanto, e mi chiedo quali farmaci diano in ospedale che non si possano somministrare a casa… 🤔

    PS: in ospedale, spesso tendono a consigliare di far morire a casa, perché c’è carenza di letti. La verità è che in Italia non ci sono spazi adeguati ad accogliere la morte. 🥺

    Un abbraccio a tutta la famiglia. 🌹♥️

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  19. Ad essere sincero non so rispondere a questa domanda, forse più che il dove conta il con chi.

    Mia madre è morta nel ’98, nel suo letto, era malata da tempo, da troppo tempo e negli ultimi giorni non riusciva a tenere in mano neppure un bicchiere d’acqua. Mi hanno avvisato al lavoro, la moglie del mio datore di lavoro è venuta a dirmi di andare a casa perché stava male, ma avevo capito subito come stessero le cose, successivanente mi confessò di aver detto quell’innocente bugia per non farmi schiantare.

    Mio padre invece è morto nel marzo del 2020, in pieno covid, cinque giorni prima del mio compleanno. È morto da solo in rsa, non lo vedevo da un mese perché le visite erano vietate, l’ho rivisto qualche giorno dopo chiuso in un barattolo. L’ultimo saluto è stato così, io, il prete, mia cugina e il barattolo. Nessun altro. Non che fosse particolarmente religioso, ma credo che almeno il funerale lo avesse voluto. Non è stato possibile. Maledico i novax, se avesse resistito ancora un po’ forse col vaccino non sarebbe morto, ma nessuno può dirlo.

    Due morti diverse, non saprei dire quale delle due sia la più triste, perché in fondo quando arriva quel momento si è soli, ci siamo noi e basta, il cuore cessa di battere, il cervello sopravvive qualche istante in più forse per dire addio e poi basta, finisce tutto. Per alcuni è un inizio, per altri il nulla, ma nessuno in realtà lo sa con sicurezza. Forse Lazzaro avrebbe potuto dirlo, ma all’epoca i social non esistevano.

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    1. Non capisco cosa c’entra il vaccino. Nessuno credo abbia impedito a tuo padre di fare il vaccino, i novax al limite mettevano a rischio la loro di vita. Infatti il vaccino come accertato non serviva a non trasmettere il virus, ma solo a prenderlo in forma più leggera.
      La morte senza nessuno accanto come tuo padre sicuramente è la peggiore
      Buona giornata

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  20. Penso quello che hai scritto tu (se interessa ancora, dopo tanti giorni): Ma i miracoli non li fa nessuno. Come si fa a sapere prima cos’è meglio? Per forza ti devi fidare dei medici. E’ morto e non era solo, non è poco

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  21. Io penso che sia meglio morire in casa, laddove ogni cura sarebbe solo palliativa ed un inutile protrarsi di sofferenza.
    Mia madre è morta in casa, nel suo letto, credo sia stato meglio così.

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