Lo zen e il tiro dell’arco nei caruggi di Genova. Cronaca di ordinaria follia.

Il fatto è dell’altra settimana. Per i pochi che non ne fossero a conoscenza.

Non ce l’ha fatta l’uomo di 40 anni che la scorsa notte è stato colpito da una freccia in centro storico a Genova, in vico Archivolto dei Franchi, traversa di vico Mele. La vittima, di origine peruviana, si chiamava Javier Romero Miranda. La notte scorsa il quarantenne stava litigando con un connazionale quando è stato trafitto al torace da una freccia, scagliata da un uomo di 63 anni, operaio navale, residente in un’abitazione di vico Mele. Le condizioni del peruviano erano apparse, fin da subito, disperate, con l’esportazione del fegato e il trapianto successivo. Il 63enne, arrestato dai carabinieri, è già stato trasferito in carcere a Marassi e dovrà rispondere dell’accusa di omicidio volontario. La motivazione, ha spiegato agli inquirenti, era il troppo rumore che in piena notte i due connazionali stavano facendo.(TeleNord.IT )

Ieri sera Giletti sulla sette ha fatto vedere il video in esclusiva .

Chiaramente prima ha chiesto di allontanare bambini e persone sensibili.

Le immagini non mentono e i fatti sono chiari, la follia quella no.

Il peruviano era abbastanza visibilmente ubriaco e la discussione oltre che col suo connazionale era anche col residente che gli gridava di smettere di urlare.

Il secondo peruviano prendeva per il braccio il futuro infilzato e lo trascinava via. Dopo pochi minuti il futuro infilzato tornava sotto il balcone del residente a gridare e col telefonino a riprendere la faccia del futuro omicida.

Intanto arrivava il connazionale che impotente assisteva alla scena.

Improvvisamente il futuro infilzato era infilzato dalla freccia tirata dall’ormai quasi omicida.

La sorpresa del peruviano è palese, si gira cercando di capire che cazzo era successo, fa due passi e crolla a faccia in giù.

Ma la notte della follia continua.

L’ormai prossimo omicida, il peruviano è ancora vivo, scende per riprendersi la freccia, dopo aver minacciato il connazionale fermo e inebetito, gira l’ ormai quasi morto per tiare via il pezzo di freccia rimasta nel corpo del poveretto.Non riuscendoci torna a casa e scende con delle pinze, ormai siamo alla follia pura e tira via il pezzo della freccia rimasta provocando un’emorragia al poveretto riverso per terra. In realtà questa scena è solo raccontata le immagini si fermano al ritorno dell’omicida.

Lo zen e il tiro dell’arco

Questo piccolo libro, da anni molto letto e molto amato in tutto il mondo, è forse il più illuminante, il più lucido e utile resoconto, scritto da un occidentale, di come un occidentale possa avvicinarsi allo Zen.Un professore tedesco di filosofia, Eugen Herrigel, vuole essere introdotto allo Zen e gli viene consigliato di imparare una delle arti in cui lo Zen da secoli si applica: il tiro con l’arco. Comincia così un emozionante tirocinio, nel corso del quale Herrigel si troverà felicemente costretto a capovolgere le sue idee – e soprattutto il suo modo di vivere. All’inizio con grande pena e sconcerto: dovrà infatti riconoscere prima di tutto che i suoi gesti sono sbagliati, poi che sono sbagliate le sue intenzioni, infine che proprio le cose su cui fa affidamento sono i più grandi ostacoli: la volontà, la chiara distinzione fra mezzo e fine, il desiderio di riuscire. Ma il tocco sapiente del Maestro aiuterà Herrigel a scrollarsi tutto di dosso, a restare vuoto per accogliere, quasi senza accorgersene, l’unico gesto giusto, che fa centro – quello di cui gli arcieri Zen dicono: «Un colpo – una vita». In un tale colpo, arco, freccia, bersaglio e Io si intrecciano in modo che non è possibile separarli: la freccia scoccata mette in gioco tutta la vita dell’arciere e il bersaglio da colpire è l’arciere stesso.

27 pensieri riguardo “Lo zen e il tiro dell’arco nei caruggi di Genova. Cronaca di ordinaria follia.

  1. Al degrado del fu centro storico di Genova, si aggiunge la follia del singolo derivante dalla solitudine e dall’abuso di chissà quali sostanze.
    E’ chiaro che la vittima è la persona deceduta. E’ chiaro che l’assassino era consapevole di esserlo, altrimenti non avrebbe cercato di occultare le prove recuperando la freccia. Si tratta evidentemente di una persona disturbata, visto che non si è reso conto dei testimoni e dei video che stavano venendo girati in quel momento.
    L’unica volta che sono andato a Genova in compagnia della famiglia, gli abitanti a cui chiedevano indicazioni -vedendo pargoli e coniuge- ci consigliavano alcune vie e ce ne sconsigliavano altre.
    Quando sono andato a Genova da solo o con colleghi, si è passeggiato nei vicoli circostanti il porto. Prostitute africane in belle vista, sedute sui gradini dei portoncini dei palazzzi, con il protettore a vigilare sulla merce, spacciatori aggressivi che volevano obbligarti a comperare la loro roba e tossici stramazzati in qualche sottoscala insieme ad ubriachi con bottiglie di superalcolici rotolanti sul selciato. Volanti della polizia parcheggiate in qualche spiazzo, con gli agenti appoggiati al mezzo di servizio a contempalre il tutto ed a vedere il nulla. Almeno quelle zone non sono ancora ridotte come quelle analoghe di Marsiglia, dove oltre ai delinquenti, i locali ed i turisti dalla carnagione chiara rischiano di essere aggrediti per motivi “etnici” o “religiosi”. Ma manca poco, temo.

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  2. Non conoscevo la storia, me la segno da una parte come ennesimo argomento per la prossima volta che parlo con qualcuno che stigmatizza il possesso di armi da fuoco.
    Sempre per quella vecchia storia per la quale se uno è scemo ti ammazza pure con un cacciavite.

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  3. Per me sbagli punto di vista. La verità è che, in un mondo ormai senza regole, dove i prepotenti hanno la faccia tosta di esser tale, talvolta qualcuno, esasperato, reagisce. Che poi anch’esso possa essere un prepotente può benissimo essere.
    Tu vedi l’ultima parte della storia. E per semplicità ignori tutto il pregresso. Magari quello ammazzato era conosciuto nella zona per aver fatto un sacco di “casini”. Magari era anche peggio di quello che lo ha ammazzato. Hai forse considerato questo punto?

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  4. porello, operaio e 62 anni, in altri tempi starebbe stato tranquillo al suo paese a godersi la pinzione.
    E invece NO, sullabreccia fino a 70 anni perchè ci sono da pagare i vitalizi, le pemsioni sociali, i redfiti di cittadinanza,, gli accompagni, i falsi invalidi, etc…

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